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Due fotografi alla scoperta di Cipro: l’isola che gira su se stessa

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Se c’è una parola che sembra mettere d’accordo i ciprioti di parte turca e quelli di origine greca, questa è roundabout, nel significato di “rotatoria”. Cipro ne è piena. Le rotonde stanno all’isola come i ponti a Venezia; quelle della Repubblica Turca di Cipro Nord ospitano monumenti ad Atatürk; quelle della parte greca sono abbellite con fiori e decorazioni. Ed è proprio la loro immagine che ha ispirato Lavinia Parlamenti e Manfredi Pantanella per il titolo del libro fotografico Roundabout#Cyprus, che rimanda «all’atto del girare in tondo, una giostra infinita che non porta mai da nessuna parte», sintesi perfetta del loro viaggio cipriota.

Terza isola del mar Mediterraneo per estensione, Cipro si colloca sotto la Turchia e dista 500 km dall’Egitto, dove Lavinia e Manfredi, fotografi romani, 28 anni lui, 31 lei, si sono conosciuti nel novembre 2011.

La mappa non ufficiale dell’isola di Cipro, con la doppia nomenclatura in greco e turco per le città della Repubblica autoproclamata di Cipro Nord (TRNC). © Lavinia Parlamenti e Manfredi Pantanella

Affascinati dal Medioriente, dopo l’Egitto sarebbero voluti partire per la Siria o per il Libano ma «erano zone troppo calde e difficilmente penetrabili in quel momento».

Così hanno srotolato la mappa del Mediterraneo e deciso di scoprire Cipro, quel «sasso buttato nell’acqua che sta al centro di tutta l’area e di cui, in realtà, non si sa molto».

«Prima di partire» racconta Lavinia «abbiamo scoperto che un gruppo di attivisti aveva occupato un palazzo accanto al checkpoint di Nicosia, nella “Buffer zone” (la cosiddetta linea verde, istituita nel 1974: è una zona cuscinetto che spacca l’isola in due, il Nord turco cipriota dal Sud greco cipriota ndr)».

L’iniziativa Occupy Buffer zone nasceva con l’intento di riunire l’isola attraverso la cultura. «Gli attivisti organizzavano concerti, corsi di lingua, facevano informazione per avvicinare i giovani delle due etnie contrapposte. Volevamo documentare le loro attività» chiarisce Manfredi.

Ledra Street, Occupied Buffer Zone, Nicosia. © Lavinia Parlamenti e Manfredi Pantanella

 «I confini tra Nord e Sud sono stati aperti nel 2004, i ragazzi delle due parti di Cipro si sono visti in faccia per la prima volta solo allora, e questo palazzo rappresentava una zona franca aperta a tutti: i giovani sono molto più aperti dei loro padri, vogliono un’isola unita».

Arrivati a destinazione, i fotografi hanno scoperto che il palazzo era stato sgomberato dalla polizia due giorni prima. «Il nostro lavoro è saltato, ma è comunque nata una grande intesa con gli ex occupanti» rassicura Lavinia, sorridendo. «Ci hanno ospitato a casa loro e ci hanno permesso di vivere l’isola dal di dentro».

L’avventura ha inizio. I due tentano la strada del “classico geografico”, immortalano paesaggi e ambienti, ma presto vengono rapiti dall’elemento grottesco che sembra connotare tutte le situazioni in cui si imbattono. La cartina geografica con cui si orientano, l’unica distribuita ufficialmente, ha una nomenclatura che non corrisponde a quella attuale. I nomi indicati per l’area meridionale sono quelli effettivi, ma nella zona turca tutto cambia. Lavinia e Manfredi raccontano che «è una topografia basata sulla situazione precedente all’occupazione turca. Nel momento in cui oltrepassi la Buffer zone in direzione Nord, Gps e cellulari con la sim greca non funzionano più e le località hanno nomi diversi da quelli riportati sulla mappa. “Kyrenia” è in realtà “Girne”; “Morfou” si chiama “Guzelyurt”. Raggiungere un qualunque luogo diventa un’impresa surreale» confessano divertiti.

Lefke, Cipro Nord. © Lavinia Parlamenti e Manfredi Pantanella

Carta alla mano, i fotografi rinominano a penna tutte le località settentrionali con i toponimi turchi, chiedendo informazioni agli abitanti, e realizzano quella che sarà la copertina del loro libro. L’esplorazione dell’isola diventa una specie di giro a vuoto, testimoniato da immagini singolari di gente che tende le braccia per indicare una direzione improbabile; foto in cui le parole “inizio” e “fine” segnate sull’asfalto definiscono lo stesso punto nel bel mezzo del nulla; dove un cartello stradale riporta il nome incomprensibile di un villaggio, una scritta tagliata a metà, metafora di un’isola spezzata.

Il vecchio areoporto di Nicosia, Occupied buffer zone. © Lavinia Parlamenti e Manfredi Pantanella

Limassol, Cipro Sud. © Lavinia Parlamenti e Manfredi Pantanella

Un cartello stradale di Cipro Nord. © Lavinia Parlamenti e Manfredi Pantanella

Differenze tra le due parti? «Visivamente sono fortissime: il territorio turco è un paese fermo agli anni ‘70; l’area greca, invece, è perfettamente inserita nell’Europa e assomiglia a tutto ciò che la globalizzazione ha creato: ci trovi Zara e McDonalds’ e un’affluenza massiccia e costante di turisti russi. Nella zona turca, le banche utilizzano gli stessi loghi ma cambiano nome: McDonalds’ si chiama Big Mac e Nike annuncia la sua presenza con il marchio a forma di baffo. Per le multinazionali sarebbe sconveniente essere presenti commercialmente in un Paese che in realtà non è riconosciuto dalla Comunità europea, che esiste solo per la Turchia. Cipro è un posto pieno di controsensi».

Paphos, Cipro sud. © Lavinia Parlamenti e Manfredi Pantanella

Da questa esperienza bizzarra e prolungata, Parlamenti e Pantanella hanno realizzato un libro autoprodotto in edizione limitata (20 copie, già esaurite). Nel settembre del 2012 il volume è stato presentato al Photobooks a La Pelanda, poi ha trovato spazio al Photo Off di Parigi dello stesso anno, fino a essere selezionato tra i finalisti dell’International Photobook Dummy Award 2013 di Kassel.

Nicosia, lato nord. © Lavinia Parlamenti e Manfredi Pantanella

«Il nostro libro è un oggetto particolare, ricorda quelli dei bambini perché è fatto di foto sovrapposte con dimensioni e tagli diversi, dissacra tutto il fotogiornalismo, ha un’altra pretesa» dicono gli autori. «Rispecchia la situazione politica dell’isola, che gira, gira, gira intorno e non si risolve».

 


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